Elenco degli articoli in "Visioni"
Dory mi ha portato a TV2000

Ecco la piccola-grande Dory.
Quanti miracoli riesce a fare il pesciolino Dory, protagonista di Alla ricerca di Dory della Disney-Pixar campione d’incassi in questi giorni. Non solo si è dimostrata più forte della sua patologia, la perdita della memoria a breve termine, tanto da attraversare mari e oceani per ritrovare mamma e papà. Ha compiuto altre due piccole-grandi imprese che mi riguardano.
La prima è che mi ha fatto scrivere un articolo che ha avuto una vasta risonanza. Si intitola Le lezione di Dory sulla disabilità, lo ho pubblicato su Famigliacristiana.it e lo potete leggere cliccando qui.
Il secondo miracolo della simpatica pesciolina – che in questo sequel di Alla ricerca di Nemo svela un aspetto diverso, meno estroverso e più complesso della sua personalità – è che mi ha portato in televisione, precisamente alla trasmissione Bel tempo si spera di Tv2000, proprio per parlare di lei.
Ecco il video della mia partecipazione alla trasmissione.
Che dire (a parte la mia poco congenialità con la Tv, intendo)?
Grazie, Dory!
Il futuro vive oltre il filo spinato

La foto che ha vinto il World Press Photo 2016.
Vedere le foto vincitrici del World Press Photo è sempre un piacere. Ieri me le sono guardate una ad una, nelle diverse categorie.
La foto che ha vinto il premio assoluto è davvero straordinaria. Ritrae un padre che passa attraverso il filo spinato il figlio. Siamo ai confini fra Serbia e Ungheria, nell’agosto del 2015, in pieno esodo epocale. Quando sembrò che l’Europa, con la Merkel alla testa, aprisse le porte. Salvo poi fare marcia indietro, come registriamo in questi giorni.
La foto è in bianco e nero, poco illuminata. Il fotografo – Warren Richardson – ha spiegato di non aver potuto usare il flash, perché altrimenti avrebbe attirato l’attenzione della polizia, che avrebbe bloccato i profughi.
Questa foto sa raccontare un istante, sa catturare la Storia. Ho cercato di commentarla in questo articolo. Come ho scritto, andrebbe appesa nelle aule dei Parlamenti nazionali e di Strasburgo, dove si fanno le leggi e si costruisce il futuro. Quello che sta cercando quel neonato fra il filo spinato in una notte d’agosto.
Ai Weiwei: Aylan è tutti noi
Se l’immagine che vedete vi richiama alla mente Aylan, il messaggio è giunto a destinazione.
L’uomo riverso sulla spiaggia è Ai Weiwei, grande artista cinese, esule dal suo Paese che non sopporta la libertà. Ha voluto occupare con il proprio corpo lo spazio emotivo e morale, prima ancora che fisico, che aveva occupato Aylan. Non potete averlo dimenticato: è il bambino siriano di tre anni che è stato raccolto, come un fagotto, su una spiaggia turca qualche mese fa.
Apprezzate la scelta del bianco e nera, estetica ed etica insieme.
Il messaggio è semplice, come lo sono le grandi verità che non vogliamo riconoscere: Aylan è tutti noi, noi siamo Aylan. Homo sum, humani nihil a me alienum puto, diceva Terenzio. Sono un uomo: niente di ciò che è umano reputo che mi sia estraneo. Ecco che cosa ci ha detto Ai Weiwei: ciascuno di noi avrebbe potuto essere al posto di Aylan, o delle migliaia di bambini morti cercando una vita migliore, o di suo padre, di sua madre, dei suoi fratelli. Se la sorte ci ha concesso un giro più fortunato, è perché possiamo dare accoglienza a chi è meno fortunato di noi.
Ai Weiwei – che si trova a Lesbo, meta degli sbarchi, per un memoriale sui migranti che hanno perso la vita e che ha sospeso una sua mostra in Danimarca per protesta contro la legge che prevede il sequestro die beni dei profughi – ammonisce che se l’Europa rinuncia ai valori della solidarietà, dell’accoglienza, della libertà tradisce se stessa.
In questo articolo ho commentato questo gesto dell’artista cinese.
Jovanotti: io penso positivo, ancora
Il mio lavoro mi ha portato a intervistare Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. Il cantante più ascoltato su Spotify nel 2015, come è stato reso noto proprio oggi.
L’ho trovato, prima ancora che un musicista interessante per l’entusiasmo che suscita in tante persone, una persona piacevole, intelligente, capace di riflettere sulla vita in maniera non stereotipata. Credo che l’intervista che ho citato documenti in maniera inequivocabile lo spessore della persona.
Tra le altre cose, non abbiamo potuto esimerci dal commentare i fatti drammatici di Parigi. Non nascondo che le sue idee – non si tratta di una scontro di civiltà, dice nell’intervista, ad esempio – mi trovano del tutto concorde. Il titolo di copertina “Io penso ancora positivo” testimonia la volontà – nonostante tutto – di guardare al bello della vita, di non rassegnarci, di andare avanti.
La sera prima avevo partecipato al suo concerto a Rimini, dove ho apprezzato soprattutto la parte visiva dello spettacolo.
Divine parole oltre il fango
Ho visto al Piccolo Teatro Studio Divine parole, nuova produzione affidata a Damiano Michieletto, alla sua prima regia per il Piccolo. Michieletto è un giovane regista affermato, anche e soprattutto fuori dall’Italia, per le regie per la lirica. Questa sua prova era molto attesa, anche perché il suo nome figura fra i possibile eredi di Ronconi.
Ebbene, lo spettacolo è tanto duro quanto visionario. Uno spettacolo che, sicuramente, induce alla riflessione e che è adatto a un pubblico adulto e maturo. Qui potete leggere la mia recensione.
Braccialetti rossi, alleanza letteratura-Tv
Va sottolineato il successo della fiction Rai Braccialetti rossi. In primo luogo per il valore sociale e morale del programma, ben altra cosa rispetto a tante altre fiction che hanno poco da dire e meno ancora da insegnare. Qui qualità del prodotto e valore del conteuto si sposano.
Merito di un altro matrimonio felice: quello fra la TV e la letteratura. Qui racconto chi è e quale storia abbia Albert Espinosa, l’autore da cui è stata tratta la serie Braccialetti rossi. Un’unione fortunata, che, speriamo, darà altri frutti…
Sorrentino, la grande bellezza. O bruttezza?
C’è un paradosso legato al trionfo – meritatissimo – di La grande bellezza di Paolo Sorrentino agli Oscar. Sta in questo: che l’Italia torna a vincere l’ambita statuetta, e quindi a dare fiato all’orgoglio nazionale, al made in Italy culturale, con un film che denuncia la deriva morale in cui è precipitato il Paese. La grande bellezza mostra, scegliendo il contrasto con il sempre stupefacente scenario offerto da Roma e dalla sua bellezza, la bruttezza morale che ci attanaglia, il vuoto in cui siamo caduti.
Curioso che nessuno abbia sottolineato tale paradosso. Ho provato a discuterne in questo articolo: molti, e interessanti, i commenti dei lettori.
Claudio Abbado, il silenzio della Resurrezione
Per fortuna Claudio Abbado ci ha lasciato molte incisioni, grazie alle quali possiamo godere della sua competenza e passione. Nella mia discoteca trovano posto diversi Cd e alcuni Dvd. Fra tutti, il preferito è quello che sto riascoltando in questo momento: la registrazione della Seconda di Mahler con la Lucerne Festival Orchestra nell’estate del 2003.
Una sinfonia stupenda, un’interpretazione superba con uno dei più grandi direttori del mondo alla guida di una superorchestra. A questo memorabile concerto, così significativo da assurgere a momento simbolico, oggi che Abbado è scomparso, ho dedicato un articolo intitolato Quell’infinito silenzio in ascolto della Resurrezione.
Da Donatello a Lippi, manca qualcosa…
Visita a una delle mostre più attese della stagione: Da Donatello a Lippi. Officina pratese.
Molti pro, qualche contra.
La sede dell’esposizione, il restaurato Palazzo Pretorio di Prato, di per sé merita la visita. Bella l’idea della mostra: raccontare nascita, evoluzione e fine del Rinascimento attraverso gli artisti che lavorarono nella città, chiamati a costruire il pulpito esterno del Duomo per l’ostensione della cintola della Madonna. Soprattutto Filippo Lippi e il figlio Filippino qui espressero la loro creatività, come documenta il ciclo presente nel Duomo. (Interessante dal punto di vista storico, tra l’altro, la storia fra frate Filippo Lippi e la monaca Lucrezia). Consigliata la visita guidata, per capire più a fondo il senso del percorso espositivo e il significato di ogni singola opera. La visita culturale, infine, è l’occasione per scoprire una città che, sul piano artistico e gastronomico, riserva belle sorprese (come testimonia lo scrittore Sandro Veronesi in un video all’interno della mostra).
Tutto bene? Quasi. Qualche opera in più avrebbe meglio raccontato l’idea di fondo della mostra e dato più consistenza al suo valore. Si arriva alla fine del percorso un po’ troppo in fretta…
Cattivissimo me 2, ne vale la pena
Modesto consiglio ai genitori: se volete portare i vostri figli al cinema, scegliete Cattivissimo me 2: è un bel film, ben fatto, divertente, con quella giusta dose di “morale” che non guasta. Tra l’altro, il secondo episodio è del tutto autonomo e godibile anche per chi non abbia visto il primo.
Il cartoon made in France non ha nulla da invidiare a quelli della Disney-Pixar e compagnia bella. Anzi, mi sembra che abbia qualcosa in più di tanti prodotti della categoria americani.
L’idea del cattivo che diventa buono, il rapporto padre-figlie e la strepitosa invenzione dei Minions sono gli ingredienti forti del cartone. Notevole l’impatto estetico-emotivo, con quel bel giallo come colore dominante. Insomma, una bella occasione per passare un’ora e mezza (il film non dura poco) con i vostri figli.
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