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26 Dic 2013

Valeria Parrella, imparare dalla disabilità

Valeria Parrella

Valeria Parrella

Uscirà ai primi di gennaio il nuovo romanzo di Valeria Parrella, Tempo di imparare (Einaudi). Un libro forte, duro e tenero al tempo stesso. Il tema è la disabilità o, meglio, il racconto di una madre su ciò che significa avere e vivere con un figlio disabile.

L’autrice non nasconde nulla del dramma interiore che si trova a vivere una donna e una madre, né delle difficoltà “pratiche” che si è costretti ad affrontare. Usa l’allegoria mitologica per restituire la portata di un evento simile. Ma l’aspetto più profondo del romanzo sta nel faticoso percorso che la protagonista intraprende, quando accetta di imparare a convivere con la disabilità del figlio, ad amarlo per come è, a dare un senso a ciò che parrebbe non averne.

Ecco il mio post su Tempo di imparare nel blog Libri, il buon e il cattivo.

13 Apr 2013

Murakami, beato ma non ancora santo

Murakami Haruki

Murakami Haruki

Un bell’articolo di Repubblica ieri analizzava l’opera e il successo del giapponese Murakami Haruki. Da tempo volevo scrivere qualcosa a proposito del suo 1Q84, il suo ultimo imponente romanzo, diviso in due volumi (Einaudi).

Vado subito al sodo: siamo indubbiamente in presenza di un grande autore, dotato di una straordinaria forza visionaria, capace come pochi di dare voce all’inconscio, di mostrare come sia protagonista della nostra vita “vigile”, di creare realtà e mondi paralleli, di descrivere la solitudine e il bisogno d’amore dell’uomo contemporaneo, la difficoltà di comunicare…

La mia opinione è – restando alle sue ultime opere – che tutte queste qualità siano all’opera soprattutto in Kafka sulla spiaggia, un autentico capolavoro, nel quale la penna dello scrittore sembra guidata dal dio della letteratura. Possiamo dire lo stesso del monumentale e più recente 1Q84? A mio avviso, non siamo allo stesso livello: il romanzo promette più di quel che mantiene, Murakami gioca con furbizia e abilità con la trama, i personaggi e i lettori, ma resta l’impressione che si alzi qualche piccolo rivolo di fumo che non viene dall’arrosto…

Affascinante la ragazza protagonista, altrettanto la vecchia signora, abbastanza Tengo, il protagonista maschile… Il tema della setta e del fanatismo religioso invece lascia presagire intuizioni che non arrivanoi mai: il leader, la stramba storia dei Little People e altre parti ancora assomigliano a effetti speciali che si dissolvono, lasciando il cielo vuoto… Se gli elementi narrativi non evocano, non alludono, non diventano significanti, ma sono fini a se stessi, si produce un gioco letterario, raffinato fin che si vuole, ma non un capolavoro… Kafka sulla spiaggia invece…

Concludo dicendo che fare una valutazione critica di un autore, esprimendo giudizi diversi sui suoi libri, non significa affatto disprezzarlo. A volte si insinua il sospetto cheattorno a questo scrittore si sian0 costruite una moda e una venerazione un po’ acritiche.

15 Nov 2012

I fratelli Grimm e i loro nipotini

Il mostro che soffre di solitudine di Chris Judge.

Ancora libri per bambini. Ancora tre testi raccomandabili. Ulteriore segno di un filone narrativo scalpitante, pieno di salute, innovativo.

Posto d’onore a Mario Vargas Llosa, Nobel per la letteratura, e al suo Alfonsino e la luna (Einaudi). Una delicata favola d’amore sulla magia del primo bacio, con le illustrazioni di Marta Chicote Juiz.

E poi il talento birichino di Chris Judge che, ne Il mostro che si sentiva solo (Isbn), racconta del bisogno universale di una compagnia che ci sia simile e affine.

E infine l’omaggio della Donzelli ai fratelli Grimm, nel bicentenario delle loro raccolta di favole divenuta un classico dei classici della letteratura per l’infanzia. Principessa pel di topo e altre 41 fiabe da scoprire, finemente illustrate da Fabian Negrin, dal tocco veramente poetico, è lo splendido volume per conoscere anche alcune storie meno note dei maestri tedeschi.

12 Ott 2012

Nocedicocco, la fantasia dei draghi

Nocedicocco, creatura di Ingo Siegner.

Sto leggendo con grande piacere ai miei bambini Nocedicocco draghetto sputafuoco di Ingo Siegner (Einaudi ragazzi). Davvero un bel racconto per bambini. Il titolo citato è la prima puntata di una saga che ne comprende altri, una decina in tutto. Ne è protagonista un draghetto che vive con famiglie e simili nell’isola dei draghi. Una bella mappa iniziale ci illustra il loro mondo, con la zona abitata e le altre.

Nocedicco è alle prese con le paure, le gioie, le imprese di tutti i bambini, che non avranno difficoltà a indentificarsi con lui e le sue avventure. Deve imparare a volare, fa amicizia, supera difficoltà… L’illustrazione è delicata, morbida, colorata, di immediata comprensione per il bambino nella sua semplicità.

Ingo Siegner (www.ingosiegner.de) esibisce una scrittura semplice e coinvolgente e, soprattutto, sa costruire un modo di fantasia che conquista i piccoli lettori o ascoltatori. L’età indicata è dai cinque anni: mi sembra un’indicazione appropriata. Il volume si articola in una serie di capitoli compiuti in sé, in quanto racconta un episodio della vita del draghetto. Insieme, i diversi capitoli formano un vero e proprio “romanzo”.

Nocediccco quest’anno compie 10 anni. Ha venduto un milione e emzzo di copie nel mondo ed è stato tradotto in 15 lingue. È in preparazione il cartone animato. Tutti segni che ha conquistato l’immaginazione dei bambini.

24 Set 2012

Se la memoria m’inganna (Vera letteratura: 2)

Lo scrittore inglese Julian Barnes.

Vi avevo parlato di Maledetto Dostoevskij di Atiq Rahimi, definendolo un romanzo bellissimo, di quelli che ci ricordano che cos’è la vera letteratura. Ora, poiché non è facile imbattersi in libri che abbiano una statura del genere, non perdo l’occasione per inserire nella categoria “vera letteratura” (di qui il titolo di questo articolo) Il senso di una fine di Julian Barnes, vincitore del Man Booker Prize e pubblicato da Einaudi. Romanzo potente, vicino alla perfezione. Anche in questo caso la “prova orecchie” non lascia scampo.

Un’altra prova a cui sottopongo i romanzi che leggo è quella del tempo. Se una storia mi ritorna alla mente nei giorni successivi, una volta terminata la lettura, significa che mi ha lasciato un’eco profonda, che non è scivolato sulla superficie della mia coscienza, che ha inciso la mia sensibilità.

Il senso di una fine è la storia di un uomo mediocre, che mediocremente vorrebbe chiudere la sua parabola esistenziale. Qualcosa, dal passato, lo costringe a rivedere sotto un’altra luce se stesso e la vita fin lì vissuta. Un thriller piscologico sul valore dei ricordi, la forza mistificatrice del ricordo, la responsabilità individuale, il rapporto fra libertà e destino. Una gran, bella lettura.

Ecco la recensione che ho scritto per Il nostro tempo: http://www.ilnostrotempo.it/?q=node/280

18 Set 2012

Maledetto Dostoevskij! (Vera letteratura: 1)

Atiq Rahimi con una copia francese di “Pietra di pazienza”.

Questa è letteratura, ragazzi. Avevo conosciuto Atiq Rahimi attraverso il suo Pietra di pazienza, con cui aveva vinto il prestigioso Goncourt nel 2008. Splendido. Ora ho letto il recente Maledetto Dostoevskij, pubblicato, come il precedente libro, da Einaudi. E la sensazione, a lettura ultimata, è che siamo in presenza della vera, grande letteratura. Sensazione che non capita di provare tanto spesso. Ci sono libri più o meno riusciti, più o meno buoni; e poi i grandi libri, quelli che fanno vivere la letteratura e rendono immortale il romanzo – a dispetto delle polemiche sulla sua fine.

Un ragazzo sta per ammazzare una vecchia usuraia che costringe la fidanzata a prostituirsi. E, ascia alla mano, sospesa in aria, gli viene in mente Delitto e castigo di Dostoevskij. Che non cesserà di maledire in tutto il romanzo, perché assumerà i connotati della coscienza, che gli conficca nel cuore un senso di colpa da cui non riuscirà a liberarsi se non sottoponendosi a giudizio.

Alcune pagine sono memorabili. Valga la prova”orecchie alle pagine”: ne ho fatte ben 22. Pagine che valgono come e più di un trattato di filosofia morale e di diritto.

Come? Non si fanno le orecchie alle pagine? Sappi che nemmeno io li ho fatti, fino a qualche anno fa, considerando il libro alla stregua di un oggetto sacro che, quasi immacolato, doveva passare dalle mie mani alla libreria. Invecchiando, ho cambiato idea. Un libro diventa tuo nella misura in cui lo vivi. E lasciare un segno materiale, quale l’orecchia, alla pagina, mi permette non solo di ritrovare facilmente alcuni passaggi o dialoghi, ma anche di tornare a leggermeli quando, in futuro, mi ritornerà alla mente la storia.

Su questo libro scriverò una recensione per Il nostro tempo.

Pagine:«12

Chi sono

Sono nato a Vicenza nel 1968. Mi sono laureato in Filosofia a Padova con una tesi su Martin Heidegger, poi ho frequentato il Biennio di giornalismo dell’Ifg di Milano. Sono caporedattore e responsabile del settore Cultura e spettacoli di Famiglia Cristiana. Mi sto occupando di Filosofia per bambini e per comunità (P4C). [leggi tutto…]

Preghiere selvatiche

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Leonard Cohen