Elenco degli articoli taggati con "uomo Archives - Paoloperazzolo.it"
Salgado per una nuova alleanza uomo-terra
Rientra nella categoria degli eventi imperdibili la straordinaria mostra Genesi di Sebastião Salgado al Museo dell’Ara Pacis di Roma (dal 15 maggio al 15 settembre 2013). La forza visiva del grande fotografo brasiliano è stata messa al servizio di un tema che mi sta molto a cuore: la salvaguardia della terra, la tutela della natura, l’equilibrio fra l’uomo e la sua casa, la necessità di immaginare un nuovo modo di stare al mondo, adottando rinnovati stili di vita…
Salgado ha lavorato per ben dieci anni al progetto Genesi che si pone, da un alto, come struggente atto d’amore per il pianeta e, dall’altro, come denuncia e allarme. L’idea originaria è semplice: mostrare quelle oasi del pianeta in cui la natura, gli animali e le popolazioni indigene si manifestano nella loro incantevole bellezza e purezza.
Ogni scatto, in un bianco e nero pieno di lirismo, è un capolavoro che testimonia che è davvero cosa buona ciò che è stato creato, come si afferma appunto nel libro Genesi della Bibbia. E insieme domanda: vogliamo custodire questo patrimonio o permettiamo all’uomo di rovinarlo?
Vertice sul clima a Doha, avvistato Nietzsche
E quindi il vertice di Doha sui cambiamenti climatici si è chiuso con un bilancio magro, un bicchiere tre quarti vuoto, per riprendere l’efficace immagine del ministro Clini. Pochi impegni immediati, tanti rinvii, scarsi i fondi investiti, le potenze dell’economia mondiale che si chiamano fuori…
Per capire gli effetti sul clima di tale miopia politica mondiale, rimando all’analisi di Luca Mercalli su la Stampa di oggi, basata tutta sulla fisica climatica e per nulla su pregiudizi ideologici.
Da parte mia, vorrei introdurre un tema: la necessità di una filosofia del clima. Se la fisica climatica evocata da Mercalli fornisce i dati empirici di base, resta da elaborarli in senso filosofico, per capire quali significati abbiano per la vita dell’uomo e dell’universo. Provo a mettere sul tappeto alcune linee di questa ipotetica filosofia del clima, attraverso la formulazione di alcuni interrogativi:?
1) quale rapporto fra l’uomo e ciò che è altro da lui emerge dall’atteggiamento miope rivelato per l’ennesima volta a Doha? e, in particolare, come va intesa la responsabilità dell’uomo rispetto non ai suoi simili, ma a chi è ontologicamente altro da lui, vale a dire la natura, le cose inanimate, gli animali?
2) siamo in presenza di una radicalizzazione del dominio della tecnica di heideggeriana memoria?
3) e della nietzscheana volontà di potenza?
4) come si spiega dal punto di vista antropologico l’incapacità dell’uomo di valutare gli effetti delle sue azioni, anche quando rischiano di ritorcersi pesantemente contro di lui?
5) come è possibile ripristinare un rapporto equlibrato fra l’uomo e la sua “casa”?
Giulio Di Sturco, poesie sul Gange
Apre domani al Centro culturale di Milano una mostra da non perdere: Fratello fiume di Giulio Di Sturco (aperta fino a fine febbraio). Ho intervistato l’autore per un servizio che uscirà prossimamente su Famiglia Cristiana. L’ho proposto perché sono stato immediatmente rapito dalla forza visiva e poetica delle immagini che ho visto nei comunicati stampa. Ne ho parlato poi con Giovanna Calvenzi, espertissima e bravissima photoeditor, la quale, appena ha sentito il nome del fotografo, ha subito detto: «È uno dei più bravi».
Il colloquio con l’autore mi ha riservato non poche, gradevoli, sorprese. Intanto, è giovanissimo (32 anni), ma già con una formidabile esperienza alle spalle. Ha vissuto in molte “capitali” del mondo, attualmente vive a Bangkok, perché ama essere presente nei luoghi dove si sta facendo la storia, dove nasce il mondo nuovo. Viene da una famiglia di fotografi, una catena che parte dai bisnonni per arrivare fino a lui, il primo però a lasciare il paese, vicino a Cassino. Sta lavorando per mettere ordine a uno sterminato e interessantissimo archivio familiare.
Quanto alla mostra Fratello fiume, indaga con eleganza stilistica e profondità il tema del rapporto fra l’uomo e l’ambiente. In questo senso il Gange assume un valoro simbolico, in quanto esprime le contraddizioni di tale relazione: da un lato oggetto di venerazione, dall’altro il più inquinato corso d’acqua del mondo.
Una frase che mi ha colpito: il salto di qualità, mi ha raccontato, è avvenuto quando ho smesso di fare fotografie per gli altri e ho cominciato a farle per me stesso.
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