9 Dic 2012

Vertice sul clima a Doha, avvistato Nietzsche

E quindi il vertice di Doha sui cambiamenti climatici si è chiuso con un bilancio magro, un bicchiere tre quarti vuoto, per riprendere l’efficace immagine del ministro Clini.  Pochi impegni immediati, tanti rinvii, scarsi i fondi investiti, le potenze dell’economia mondiale che si chiamano fuori…

Per capire gli effetti sul clima di tale miopia politica mondiale, rimando all’analisi di Luca Mercalli su la Stampa di oggi, basata tutta sulla fisica climatica e per nulla su pregiudizi ideologici.

Da parte mia, vorrei introdurre un tema: la necessità di una filosofia del clima. Se la fisica climatica evocata da Mercalli fornisce i dati empirici di base, resta da elaborarli in senso filosofico, per capire quali significati abbiano per la vita dell’uomo e dell’universo. Provo a mettere sul tappeto alcune linee di questa ipotetica filosofia del clima, attraverso la formulazione di alcuni interrogativi:?

1) quale rapporto fra l’uomo e ciò che è altro da lui emerge dall’atteggiamento miope rivelato per l’ennesima volta a Doha? e, in particolare, come va intesa la responsabilità dell’uomo rispetto non ai suoi simili, ma a chi è ontologicamente altro da lui, vale a dire la natura, le cose inanimate, gli animali?

2) siamo in presenza di una radicalizzazione del dominio della tecnica di heideggeriana memoria?

3) e della nietzscheana volontà di potenza?

4) come si spiega dal punto di vista antropologico l’incapacità dell’uomo di valutare gli effetti delle sue azioni, anche quando rischiano di ritorcersi pesantemente contro di lui?

5) come è possibile ripristinare un rapporto equlibrato fra l’uomo e la sua “casa”?

3 Comments

  • Bella la filosofia del clima. hai letto per caso Breve storia del progresso, lì si ipotizza che la crisi odierna non sia una radicalizzazione, ma solo un fenomeno già visto, solo su una scala maggiore (siAmo di piú che in altre epoche, e tutti interconnessi dalla globalizzazione). li si dice Che gia i sumeri, i fenici, gli egizi e quelli dell’isola di pasqua andarono in crisi crisi per aver violentato e sovrasfruttato il proprio habitat. è proprio della nostra specie insomma crescere, saturare un territorio e poi implodere per mancanz di risorse, e poi da capo. la situazione piu innaturale, insomma, sarebbe l’equilibrio.
    la domanda filosofica potrebbe essere quindi anche: l’uomo, come specie, è un male di per sé?

    • Credo che la tendenza a sfruttare il mondo che lo circonda sia connaturata all’uomo, in quanto soggetto pensante di fronte all’oggettività. Quindi da quando esiste l’homo sapiens c’è la possibilità che la relazione fra l’uomo e l’ambiente “degeneri”, superi cioè dei limiti consentiti. A questo punto, però, entra in gioco l’etica: l’uomo si chiede se le sue azioni sono buone o cattive. All’origine, se min altro, perché si rende conto che hanno un effetto sia sulla materia sia su se stesso.
      Detto questo, come ha spiegato Heidegger, la capacità dell’uomo di intervenire sul mondo e di modificarlo ha subito una accelerazione senza precedenti con l’avvento della tecnica. Già il filosofo tedesco pose il problema di una realtà esterna ridotta a semplice-prsenza manipolabile dall’uomo.
      Noi contemporanei sentiamo con particolare acutezza la questione proprio perché disponiamo di una tecnica potente come mai lo è stata nella storia. Ringraziando il cielo, si fa strada, seppur faticosamente, la coscienza degli effetti della nostra azione sul mondo (il clima, la natura, le foreste, l’acqua, l’energia, l’aria…).
      Un problema antico come l’uomo, dunque, che l’epoca contemporanea vive con una urgenza senza precedenti.
      Per venire direttamente alla tua domanda: sì, la possibilità del male è intrinseca all’uomo, come la possibilità del bene. Dipende dalla cultura e dalla sua evoluzione la prevalenza della seconda sulla prima.

  • […] è l’unico essere libero. In passato, in questa sede avevo già introdotto l’idea di un’etica del clima (a partire dalle urgenze che il clima […]

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Chi sono

Sono nato a Vicenza nel 1968. Mi sono laureato in Filosofia a Padova con una tesi su Martin Heidegger, poi ho frequentato il Biennio di giornalismo dell’Ifg di Milano. Sono caporedattore e responsabile del settore Cultura e spettacoli di Famiglia Cristiana. Mi sto occupando di Filosofia per bambini e per comunità (P4C). [leggi tutto…]

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