Prima pensare, poi parlare (o scrivere)
Un bell’articolo di Cristina Taglietti su la Lettura del Corriere della sera di domenica 23 settembre offriva interessanti elementi sul tema che ho affrontato in uno dei miei pezzi. In breve: oggi più che mai siamo sollecitati a scrivere, parlare, dire la nostra, prendere posizione, insomma esporci… Le nuove tecnologie hanno esasperato questa tendenza, portata dalla società dell’apparenza e dell’io, garantendo a tutti un pulpito e una potenziale platea di uditori.
L’articolo della collega si intitola Spegnete sms e tablet. I ragazzi non sanno leggere. Richiamo uno dei passaggi cruciali: «Si è passati da un’idea di lettura che richiede silenzio e solitudine, a quella attuale fondata su impazienza e interruzioni». Qualcuno ha scritto che siamo passati da una lettura – quindi un sistema di apprendimento – verticale (che dal testo rimandava a un livello più profondo di simboli, significati, segni la cui comprensione richiedeva concentrazione e riflessione) a una lettura orizzzontale (per cui si scivola da una cosa all’altra, velocemente, senza soffermarsi). Altro passaggio fondamentale: «Forum, sms, Facebbok e Twitter veicolano testi non argomentativi, sconnessi: la scrittura è diventata una pratica non controllata». Risultato? I docenti si dicono preoccupati, perché i ragazzi non sono più in grado di affrontare ed esaminare untesto scritto.
I genitori sono soliti dire ai figli, troppo impulsivi e istintivi: “Pensa, prima di parlare”. Vale per tutti, con l’aggiunta: “Pensa e leggi, prima di parlare e di scrivere!”.
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