La (buona) solitudine di Paolo Giordano
Ho letto Il corpo umano, il secondo e ultimo romanzo di Paolo Giordano, il giovane fisico che aveva vinto lo Strega con il romanzo rivelazione La solitudine dei numeri primi (entrambi Mondadori).
In attesa di condividere sul blog una recensione ragionata, qualche appunto.
Tanto si è parlato di come il titolo del romanzo d’esordio abbia contribuito in maniera decisiva al suo successo. A mio giudizio, questo secondo titolo, in apparenza piatto e meno evocativo, è molto bello. Da qualche parte ho letto che sarebbe stato l’autore a sceglierlo. Perché lo trovo tanto bello? Perché aderisce perfettamente al contenuto, all’idea di fondo del romanzo.
Giordano è stato molto bravo a gestire l’ansia da prestazione che coglie gli scrittori alla seconda prova. Lui stesso ha raccontato di come ne sia stato vittima. Chissà, il viaggio in Afghanistan, che molto ha ispirato Il corpo umano, forse gli è servito a creare quel distacco geografico e quindi piscologico che gli era necessario per ripartire.
Mi sembra chiaro che Giordano dia il meglio di sé quando indaga “situazioni estreme”, ovvero quelle esperienze in cui l’umanità dei suoi personaggi, messi alle strette, spogliati dalle maschere e dai ruoli sociali, si rivelano per quel che sono, mostrando tutti i loro limiti, le loro contraddizioni, i loro disagi…
Ecco la recensione pubblicata su Famigliacristiana.it:
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