19 Gen 2016

Jean d’Ormesson, perché l’essere anziché il nulla

Jean d'Ormesson

Jean d’Ormesson

Il mio canto di speranza (Edizioni Clichy) di Jean d’Ormesson sembra essere stato scritto come testo-pretesto per una sessione di philosophy for community. Con tono affabile e invidiabile lucidità, il “vecchio saggio” della cultura francese ha composto un racconto a tratti addirittura poetico che sgorga da una domanda antica ed eterna: perché l’essere e non il nulla?

Già, perché l’universo, anzi gli universi, i pianeti, le galassie, il sorgere della vita, la comparsa dell’uomo, fino all’edificazione della civiltà, della cultura, all’arte? Un caso? Il risultato del disegno creatore di qualche entità trascendente?

D’Ormesson compie una vera e propria passeggiata nella storia dell’universo – meglio ancora: dell’essere – e dell’umanità, sempre riportando le grandi posizioni che quell’essere pensante che è l’uomo ha assunto per spiegarlo e poi esprimendo, con garbo e convinzione, la propria personale posizione: l’essere al posto del nulla, l’uomo, il pensiero, sono il frutto di un atto divino. Per questo ha senso sperare, credere che ci sia uno scopo, una finalità al nostro essere nel mondo.

E’ ammirevole la semplicità e la serenità con cui l’autore afferma la sua posizione, mai per contrapporla a chi la pensa diversamente da lui.

La domanda originaria – perché qualcosa anziché niente -, la capacità di presentare in maniera semplice teorie scientifiche e posizioni della tradizione filosofica, l’apertura con cui espone le proprie idee, ne fanno appunto un testo eccezionale per stimolare una discussione sulle grandi questioni dell’umanità.

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Chi sono

Sono nato a Vicenza nel 1968. Mi sono laureato in Filosofia a Padova con una tesi su Martin Heidegger, poi ho frequentato il Biennio di giornalismo dell’Ifg di Milano. Sono caporedattore e responsabile del settore Cultura e spettacoli di Famiglia Cristiana. Mi sto occupando di Filosofia per bambini e per comunità (P4C). [leggi tutto…]

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