Monti (e Ornaghi), ambientalista (già) pentito?
Non posso non riprendere la questione sollevata dal bellissimo e puntuale (come sempre) articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di oggi, a proposito del nuovo disegno di legge in materia di semplificazione del Governo Monti. In breve, viene cancellato il silenzo-rifiuto in relazione alla richiesta di permesso di costruire in zone sottoposte a vincoli culturali e paesaggistici. Fino ad oggi, trascorsi 90 giorni e in assenza del rilascio del permesso, il silenzio equivaleva a un rifiuto. Il Governo Monti e il ministro Ornaghi hanno pensato bene di cancellare questa norma e di ridurre il termine a 45 giorni: trascorsi i quali, il privato potrà fare ricorso, perché il silenzio non si tradurrà più in un “no”, perché l’ente è tenuto a dare una risposta.
Gli effetti possono essere devastanti: di fronte a Sovrintendenze oggettivamente sotto organico, dare una risposta è, in molti casi, semplicemente impossibile. E al privato non parrà vero di fare ricorso, nella speranza di spuntarla e di edificare dove vuole. Ora, sappiamo che il nostro territorio è sfregiato da una quantità di abusi edilizi e di brutture senza limite. Una vergogna per il cosiddetto Belpaese. Che senso ha, in questo conteso, un provvedimento del genere? Come sottolinea Stella, avrebbe un senso se la macchina amministrativa fosse efficiente e veloce, con un personale adeguato per fare controlli e verifiche; ma nella realtà italiana, significa solo rendere più facile abusi di cui non abbiamo certo bisogno.
Spiace che il ministro Ornaghi non abbia colto la portata, negativa, di una simile norma. Spiace che Monti non ne sia consapevole. E pensare che, in questo blog, lo avevamo lodato per il disegno di legge sul consumo di suolo (leggi qui), quello sì davvero illuminato!
Dobbiamo pensare che Monti e Ornaghi sono ambientalisti già pentiti? Sarebbe un record, dato che quel disegno di legge, peraltro, è lungi dall’essere approvato.
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La materia è delicata: è probabile che vi sia una buona intenzione nella messa a punto della norma a favore dei cittadini. D’altra parte la situazione delle Sovrintendenze è problematica, come qui si evidenzia, e ciò potrebbe favorire effetti deleterei, anche se l’obbligo di risposta da parte dell’ente pubblico mi sembra condivisibile. Il punto, come al solito, è lo scarso peso attribuito agli investimenti in campo culturale e della conservazione dei beni culturali. Con i giusti fondi e organici compatibili, non ci sarebbero criticità. Quando si capirà che cultura, arte, conservazione delle bellezze paesaggistiche sono volani di sviluppo e non spese improduttive, forse inizieremo davvero una nuova stagione civile ed economica.
Già, quando lo si capirà? Nei prossimi giorni i politici dovrebbero essere obbligatoriamente a Florens 2012, la Biennale dei beni architettonici e culturali. Frequenza obbligatoria!