Elenco degli articoli taggati con "mondadori Archives - Paoloperazzolo.it"
Daria Bignardi salvata da Santa Rita
Non avevo mai letto nulla di Daria Bignardi. Il suo Santa degli impossibili (Mondadori) mi ha così sorpreso, piacevolmente. È una storia ben raccontata, con al centro una donna moderna, vicina alla realtà di tante donne di oggi, che si è persa fra mille occupazioni, la famiglia e il lavoro, e un sogno di “trascendenza” frustrato…
A darle una scossa, nella sua ricerca e inquietudine, sarà niente di meno che santa Rita… Ecco qui la mia recensione completa.
Fabio Genovesi fra le onde del mare
Cercate un libro divertente e insieme commovente, agrodolce come è la vita?
Moresco, la lezione d’amore dei barboni
Antonio Moresco è uno di quegli scrittori che ha faticato per veder riconosciuta la sua bravura. Il sistema editoriale l’ha a lungo respinto, prima che, finalmente, la sua distinta vocazione letteraria venisse “accettata”.
Ora l’autore, classe 1947, originario di Mantova, sta portando a termine l’opera della sua vita, Gli increati. Intanto, si diletta a regalare ai lettori qualche assaggio delle sue doti. Come è accaduto con la sua Fiaba d’amore (Mondadori): una favola vera e propria, che comincia con un “c’era una volta”, e che ha per protagonista un barbone, di cui, contro ogni previsione, e come accade solo nelle favole, appunto, si innamorerà una ragazza molto avvenente.
Dall’incontro fra i due, scaturirà una bella lezione d’amore per tutti…
Malala, Nobel per la cultura
A Malala, la ragazza pachistana a cui i talebani hanno sparato per impedirle di continuare la sua battaglia a favore dell’istruzione, soprattutto femminile, propongo di assegnare il Nobel per la cultura. Non mi è sfuggito che è candidata al Nobel per la pace, né che esiste il Nobel per la Letteratura o per la Medicina, ma non per la cultura. Tra l’altro, sarebbe un Nobel per la pace meritatissimo: commoventi le sue parole, ieri alle Nazioni Unite, in cui ha ricordato la lezione di Maometto, Gandhi, Gesù, Madre Teresa, Martin Luther King, il valore della non violenza e del perdono… Ancora di più, tuttavia, mi hanno colpito le sue parole sulla forza dirompente dei libri, delle parole, della scrittura. E dunque sul diritto di ogni essere umano all’istruzioine. Ecco perché meriterebbe un ipotetico Nobel per la cultura più di tanti scienziati o scrittori.
Quel suo discorso sul ruolo fondamentale dell’istruzione e sul potere dei libri di cambiare il mondo andrebbe studiato nelle scuole e meditato a fondo da parte di molti intellettuali… Per conoscere un po’ meglio questa straordinaria ragazza di 16 anni, suggerisco Storia di Malala di Viviana Mazza edito da Mondadori.
Dan Brown? Meglio Richard Ford
A mio modesto parere, Richard Ford è molto più bravo di Dan Brown. A cominciare dall’incipit del suo ultimo romanzo, Canada. Lo spiego in questo articolo su Famigliacristiana.it.
Italo Calvino ci racconta (ancora) una fiaba
Che magnifico progetto furono le Fiabe italiane di Italo Calvino. Un servizio grandioso alla nostra tradizione, al patrimonio culturale delle nostre Regioni. E, al tempo stesso, un regalo ai lettori e ai bambini di tutti i tempi. Di questo capolavoro esistono diverse edizioni. In queste settimane la Mondadori le sta riproponendo in una serie di volumi, ciascuno dei quali raccoglie una selezione tematica (le favole che fanno paura, quelle con gli animali, quelle di mare, pe ri più piccini…) affidata a un’illustratrice. La lingua di Calvino nel tradurre i testi originali è precisa, immediata, perfetta, come sempre.
Passando dalla teoria alla pratica, devo dire che i miei due bambini, di 5 e 7 anni, sono rapiti e acoltano in devoto silenzio.
Ecco come lo stesso Calvino raccontò la sua impresa: «Per due anni ho vissuto in mezzo ai boschi e palazzi incantati, col problema di come meglio vedere in viso la bella sconosciuta che si corica ogni notte al fianco del cavaliere, o con l’incertezza se usare il mantello che rende invisibile o la zampina di formica, la penna d’aquila e l’unghia di leone che servono a trasformarsi in animali. E per questi due anni a poco a poco il mondo intorno a me veniva atteggiandosi a quel clima, a quella logica, ogni fatto si prestava a essere interpretato e risolto in termini di metamorfosi e incantesimo: e le vite individuali, sottratte al solito discreto chiaroscuro degli stati d’animo, si vedevano rapite in amori fatati, o sconvolte da misteriose magie, sparizioni istantanee, trasformazioni mostruose, poste di fronte a scelte elementari di giusto o ingiusto, messe alla prova da percorsi irti d’ostacoli, verso felicità prigioniere d’un assedio di draghi; e così nelle vite dei popoli, che ormai parevano fissate in un calco statico e predeterminato, tutto ritornava possibile: abissi irti di serpenti s’aprivano come ruscelli di latte, re stimati giusti si rivelavano crudi persecutori dei propri figli, regni incantati e muti si svegliavano a un tratto con gran brusio e sgranchire di braccia e gambe. Ogni poco mi pareva che dalla scatola magica che avevo aperto, la perduta logica che governa il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare sulla terra. Ora che il libro è finito, posso dire che questa non è stata un’allucinazione, una sorta di malattia professionale. È stata piuttosto una conferma di qualcosa che già sapevo in partenza, quel qualcosa cui prima accennavo, quell’unica convinzione mia che mi spingeva al viaggio tra le fiabe; ed è che io credo questo: le fiabe sono vere».
La piramide di Nicola Lecca
E’ una bella fiaba La piramide del caffè di Nicola Lecca (Mondadori): storia di Imi, un ragazzo che, uscito al compimento del 18° anno di età dall’orfanotrofio in cui era vissuto fino ad allota, realizza il suo sogno di vivere a Londra e di lavorare in un caffè. Il suo candore si scontrerà con le ferree logiche del business, ma un’insospettabile paladina rimetterà le cose a posto… (seguirà recensione su Famiglia Cristiana).
Diversi elementi rendono interessante l’autore e il suo libro. L’autore, per l’aver viaggiato e vissuto in mezzo mondo; per le sue precedenti e promettenti prove letterarie; per la grazia con cui costruisce la sua favola moderna; per la sensibilità con cui si è avvicinato, ha raccontato ed è rimasto legato all’orfanotrofio in cui si è realmente imbattuto… E qui siamo a questo suo ultimo romanzo, quasi la ricerca di una terza via fra idealismo e duro realismo…
Leggiamo nelle note come l’incontro con i bambini dell’orfanotrofio l’abbia toccato…
Uno scrittore giovane da cui possiamo attenderci ancora molto.
La bellezza dell’abbastanza
Abbastanza è un concetto stimolante e suggestivo. Che cosa significa “abbastanza” (enough in inglese)? E che cosa indica, soprattutto? Va da sé che solo ciascun individuo può stabilire che cosa è abbastanza per sé: ciò che è abbastanza per me può essere troppo o troppo poco per te, tanto nella vita spirituale e sentimentale, quanto in quella materiale.
In questi anni la categoria dell’abbastanza ha però vissuto un ritorno impetuoso: si parla, ad esempio, di “economia dell’abbastanza”, in opposizione alle tendenze consumistiche e alla logica che più si ha meglio è. Uno degli effetti della crisi è stato proprio quello di indurci a riscoprire il valore delle cose, rendendoci consapevoli che, a volte, aspiriamo al superfluo.
In quest’ottica segnalo l’uscita da Mondadori di Quanto è abbastanza, di Robert ed Edward Skidelsky, il primo docente di Politica economica a Warwick e autore – non a caso – di una monumentale biografia di Keynes, il secondo docente di Filosofia a Exter: bello che siano un padre e il figlio a riflettere insieme su questo tema. La domanda di fondo è: di che cosa abbiamo bisogno per essere felici? Di quanto denaro? Un discorso ampio, che porta a mettere in discussione ad esempio la “dittatura” del Pil (che avrà i suoi meriti in fatto di misurazione della produzione economica di un Paese, ma fallisce drammaticamente nel rilevare tutto ciò che dalla dimensione economica esula) e i nostri stili di vita.
Da tempo grandi economisti hanno dimostrato che, raggiunto un certo grado di benessere, la ricchezza non crea affatto felicità. Un dibattito a cui nessuno – individuo, comunità, istituzioni – si dovrebbe sottrarre.
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