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Al contrario di Pinocchio…
Al contrario di Pinocchio, che nella sua parabola maturò e crebbe a tal punto da diventare bambino – metafora del percorso dal bambino all’adulto, ma, forse, anche, di ogni progresso umano – a volte vorrei tornare bambino. E mi capita quando vedo certe meravigliose illustrazioni destinate all’infanzia: ieri parlavo della Mostra di Sarmede, oggi del Pinocchio che Enzo D’Alò porterà al cinema a febbraio.
Per l’immagine il regista si è avvalso del genio grafico di Lorenzo Mattotti, un maestro mondiale dell’illustrazione. Il suo tocco è poesia pura. Mi verrebbe da dire che il suo sguardo è quello di un bambino: puro, colorato, poetico, allusivo, incantato.
Il connubio Mattotti-D’Alò promette insomma scintille e sogni a occhi aperti. Guardare l’immagine sopra per credere. Nell’attesa del film, da domani si potrà gustare la sceneggiatura, naturalmente illustrata da Mattotti (Rizzoli).
Scriviamo, scriviamo… E quando leggiamo?
Nella società in cui siamo connessi 24 ore al giorno, e in cui per stare al passo con i tempi bisogna – oltre a vivere e lavorare – avere un sito, un blog, un profilo facebook, essere iscritti al social network per la professione, e poi a quello per coltivare le nostre passioni, mandare decine di mail al giorno ecc. siamo portati a scrivere in continuazione. In ciò non vi sarebbe forse nulla di male, se non fosse per un fatto: quando leggiamo? o, più concretamente, quanto tempo ci resta per leggere?
Siamo incessantemente chiamati a “dare”, a esporci, a raccontarci, a prendere posizione, a dire la nostra su tutto, ma quando e come leggiamo, cioè studiamo, pensiamo, meditiamo, per raccogliere informazioni? Siamo una caraffa che versa acqua senza sosta, ma rischiamo di lasciarla vuota.
Mi sono fatto una domanda: da quando uso la posta elettronica, navigo in Internet, ho un blog e un tablet, ecc., il tempo che dedico alla lettura, allo studio, all’approfondimento è aumentato o diminuito? Da parte mia, è diminuito. Perciò cerco di non dimenticarmi di spegnere il tablet o il pc per concentrarmi su un libro. Se non si vuole dire sciocchezze, o cose sempre più vuote e banali, ci vorrebbe più silenzio.
Il discorso mi riporta alla mente un fenomeno che si verifica soprattutto in Italia: il numero di chi scrive è, rispetto a quello di chi legge, sproporzionato. Con il self-publishing la tendenza non può che esasperarsi.
I primi studi sulla lettura di testi in formato digitale, infine, indicano che si è portati a leggere più velocemente, ma rinunciando ad approfondire.
Non vi sembra che vi siamo molti pericoli, in tutto cio?
Non male come inizio della categoria “pensieri” di un blog, no?
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