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La bellezza dell’abbastanza
Abbastanza è un concetto stimolante e suggestivo. Che cosa significa “abbastanza” (enough in inglese)? E che cosa indica, soprattutto? Va da sé che solo ciascun individuo può stabilire che cosa è abbastanza per sé: ciò che è abbastanza per me può essere troppo o troppo poco per te, tanto nella vita spirituale e sentimentale, quanto in quella materiale.
In questi anni la categoria dell’abbastanza ha però vissuto un ritorno impetuoso: si parla, ad esempio, di “economia dell’abbastanza”, in opposizione alle tendenze consumistiche e alla logica che più si ha meglio è. Uno degli effetti della crisi è stato proprio quello di indurci a riscoprire il valore delle cose, rendendoci consapevoli che, a volte, aspiriamo al superfluo.
In quest’ottica segnalo l’uscita da Mondadori di Quanto è abbastanza, di Robert ed Edward Skidelsky, il primo docente di Politica economica a Warwick e autore – non a caso – di una monumentale biografia di Keynes, il secondo docente di Filosofia a Exter: bello che siano un padre e il figlio a riflettere insieme su questo tema. La domanda di fondo è: di che cosa abbiamo bisogno per essere felici? Di quanto denaro? Un discorso ampio, che porta a mettere in discussione ad esempio la “dittatura” del Pil (che avrà i suoi meriti in fatto di misurazione della produzione economica di un Paese, ma fallisce drammaticamente nel rilevare tutto ciò che dalla dimensione economica esula) e i nostri stili di vita.
Da tempo grandi economisti hanno dimostrato che, raggiunto un certo grado di benessere, la ricchezza non crea affatto felicità. Un dibattito a cui nessuno – individuo, comunità, istituzioni – si dovrebbe sottrarre.
Cultura e ambiente salveranno l’Italia
Questa mattina ho partecipato alla presentazione di Florens 2012. Si tratta della Biennale internazionale dei beni culturali e ambientali. Già il fatto che beni ambientali e culturali siano associati, mi rende questa iniziativa simpatica. Ma è tutta la filosofia di fondo che la ispira a meritare la massima attenzione: rimettere al centro della politica e dell’economia il nostro patrimonio culturale e ambientale, per conservarlo, interpretarlo, “utilizzarlo” al meglio come motore di sviluppo. Anche economico.
Idee da sposare in toto. Dopo la prima edizione del 2010, Florens ci riprova, in una congiuntura favorevole: l’ormai imminente tornata elettorale e la crisi potrebbero finalmente aprire gli occhi di chi ha in mano le sorti del nostro Paese sul fattore cultura-ambiente.
Interessanti gli interventi dei relatori. Cito qualche idea:
– va convinto almeno un politico che il futuro dell’Italia non sta nell’industria, ma nel settore culturale e ambientale, rispetto al quale vantiamo un primato che né la Cina né gli altri Paesi emergenti ci potranno mai sottrarre
– un patrimonio può anche essere distrutto, se conservato male e non valorizzato
– oltre che motore per un nuovo corso economico, l’eredità culturale è anche il terreno in cui si radica l’identità di una nazione
Dal 3 all’11 novembre Firenze diventerà la Davos della cultura e dell’ambiente, con forum, lectio magistralis, conferenze, eventi, fra i quali non posso non citare la grande, immensa croce che Mimmo Paladino porterà in Piazza Santa Croce e “l’ostensione” simultanea dei crocifissi lignei di Donatello, Brunelleschi e Michelangelo. La prima sarà dunque un’opera creata appositamente per Florens, mentre l’ostensione accadrà per la prima volta nella storia.
Consultate il programma e seguite la Biennale sul sito www.fondazioneflorens.it
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