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Karol e Joseph, la dignità dell’addio
L’uno ha scelto di portare la croce fino all’ultimo. Di fare della malattia la testimonianza dell’abbandono a Dio. Di manifestare la potenza della e nella fragilità, sull’esempio di Gesù Cristo, morto e risorto. Di contrastare la cultura imperante che non accetta limiti e impone la bellezza e la salute, sempre e ovunque. Di accogliere la morte come dimensione della vita, nella fede che non sia definitiva.
L’altro ha annunciato al mondo che non era più in grado di servire, come si deve, il popolo di Dio. E poiché il suo ministero non gli apparteneva, l’ha rimesso alla Chiesa. E poiché la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo, gli ha fatto spazio, se ne è fatto “radura”.
Due esempi diversi e ugualmente mirabili di umiltà, dignità, sequela al Maestro.
Quanto ognuno di noi – e a maggior ragione chi occupa un ruolo pubblico – può imparare dall’addio di questi due uomini.
Amour fino alla fine
Ieri sera ho visto al cinema con mia moglie Amour di Michael Haneke, Palma d’oro a Cannes. Stamattina ho letto qualche recensione. Mi ha colpito che tutte insistano sull’elemento della “denuncia”: della senilità, per quello che è, restituita da uno sguardo rigorosamente realistico; dell’umiliazione inflitta dalla malattia e dalla disabilità; dell’ipocrisia di una società che rimuove tutti quegli aspetti della vita che non corrispondono al modello imperante di efficienza, bellezza, salute, vitalità, edonismo; della solitudine a cui sono condannate le famiglie che hanno un malato o un anziano in casa, e altro ancora…
Non nego che tale elemento sia presente nel film: è semplicemente centrale. Ma, a mio avviso, non l’unico. Mi sembra che Haneke abbia voluto raccontare ANCHE l’amore di coppia nella sua fase estrema e terminale, la devozione commovente di un uomo alla sua donna quando si spoglia di ogni bellezza, fascino, autonomia, dignità. Mi ritrovo nelle parole del portiere del condominio dove abitano i protagonisti: io e mia moglie la ammiriamo molto per come sta affrontando la situazione, dice al marito che si sta prendendo cura della moglie…
Il film si intitola Amour: lo si può leggere come dichiarazione cinica o sarcastica, ma anche come testimonianza dell'”ultimo concerto” nella vita di una coppia.
In ogni caso, un grande film, che farebbe bene a molti vedere. Durante la proiezione mi sono sorpreso a pensare a tutte quelle persone che consacrano la loro vita alla ricerca del potere, causando stress e dispiaceri a chi gli sta intorno. Che ne sarà di loro un domani?
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