Elenco degli articoli taggati con "amore Archives - Paoloperazzolo.it"
Recalcati: il perdono allunga l’amore
Amarsi, magari sposarsi e fare dei figli, e poi lasciarsi. Ormai sembra un percorso normale, inevitabile, a cui ci siamo assuefatti. Guardate Gwyneth Paltrow e Chris Martin… Ogni esistenza è un mistero, figuriamoci l’unione fra due persone. Ed è del tutto impossibile conoscere fino in fondo l’anima di ogni individuo e la storia di ogni coppia. Non si tratta di giudicare, ma di riflettere su questa consumistica rassegnazione all’amore che finisce.
È così? Dovrebbe essere così? Non è più come prima di Massimo Recalcati (Raffaello Cortina) ha il merito, anzitutto, di parlare dell’amore che dura. Perché questo, aggiungo io, è il vero amore.
A volte il cammino di una coppia vive il trauma del tradimento. Come la mettiamo, allora, se crediamo nell’amore che non finisce? Partendo dalla sua esperienza di psicoanalista, l’autore propone una «elogio del perdono nella vita amorosa». In questo articolo analizzo il saggio e ne sottolineo le implicazioni. Amore che dura, addirittura dopo un abbandono; perdono… Concetti inattuali, forse, ma essenziali a un’idea non consumista e utilitarista dell’amore.
Dedicato a chi vuole amare (maestri 3)
Non perdete la splendida intervista a Zygmunt Bauman sulla Repubblica di oggi realizzata da Raffaella De Santis. Pura poesia.
Titolo: “Le mozioni passano, i sentimenti vanno coltivati”.
Suggerisco a tutte le coppie, gli amanti, gli innamorati, gli sposi, di stamparla, incorniciarla e appenderla in camera da letto. Io lo farò.
Riporto almeno queste parole: “…abbiamo deciso che lo stare insieme, anche se difficile, è incomparabilmente meglio della sua alternativa“.
Tante cose ci ha insegnato quest’uomo, anch’egli un maestro (dopo il cardinale Martini e l’economista Sachs ne inseriamo un terzo nel nostro pantheon), teorico del mondo liquido. Di lui Enzo Bianchi ha detto che è come il vino: migliora con il passare degli anni. Queste parole le conserverò proprio con quella cura che raccomanda di riservare ai sentimenti e all’amore.
Un paio di volte sono stato a un passo dall’intervistarlo, poi, all’ultimo, l’appuntamento è saltata per qualche motivo. Mi piacerebbe incontarlo, una volta.
Amour fino alla fine
Ieri sera ho visto al cinema con mia moglie Amour di Michael Haneke, Palma d’oro a Cannes. Stamattina ho letto qualche recensione. Mi ha colpito che tutte insistano sull’elemento della “denuncia”: della senilità, per quello che è, restituita da uno sguardo rigorosamente realistico; dell’umiliazione inflitta dalla malattia e dalla disabilità; dell’ipocrisia di una società che rimuove tutti quegli aspetti della vita che non corrispondono al modello imperante di efficienza, bellezza, salute, vitalità, edonismo; della solitudine a cui sono condannate le famiglie che hanno un malato o un anziano in casa, e altro ancora…
Non nego che tale elemento sia presente nel film: è semplicemente centrale. Ma, a mio avviso, non l’unico. Mi sembra che Haneke abbia voluto raccontare ANCHE l’amore di coppia nella sua fase estrema e terminale, la devozione commovente di un uomo alla sua donna quando si spoglia di ogni bellezza, fascino, autonomia, dignità. Mi ritrovo nelle parole del portiere del condominio dove abitano i protagonisti: io e mia moglie la ammiriamo molto per come sta affrontando la situazione, dice al marito che si sta prendendo cura della moglie…
Il film si intitola Amour: lo si può leggere come dichiarazione cinica o sarcastica, ma anche come testimonianza dell'”ultimo concerto” nella vita di una coppia.
In ogni caso, un grande film, che farebbe bene a molti vedere. Durante la proiezione mi sono sorpreso a pensare a tutte quelle persone che consacrano la loro vita alla ricerca del potere, causando stress e dispiaceri a chi gli sta intorno. Che ne sarà di loro un domani?
Veladiano: Dio è impotente di fronte al male?
Chi ha letto La vita accanto (Einaudi) di Mariapia Veladiano aspettava la nuova prova della scrittrice, anche teologa, professoressa di Lettere. Si sentiva vibrare una voce nuova, in quel romanzo che aveva vinto il Calvino e sfiorato lo Strega. Storia “insolita” di una bambina brutta e della sua travagliata avventura in una società che fa dell’apparenza il criterio fondamentale di giudizio. Il tema del male nel mondo, che già li si affacciava, diventa centrale nel novo romanzo, Il tempo è un dio breve, in uscita sempre da Einaudi il 23 prossimo.
Lo scandalo del male, nella forma acuta del dolore innocente, ovvero il dolore che colpisce chi è senza colpa, un bambino, è qui centrale. A esso si intrecciano altri temi: l’amore e la sua forza redentrice, la libertà dell’uomo, la depressione, la famiglia, fonte di gioia ma anche di “condanna” laddove fa venir meno l’apporto affettivo… Un romanzo appassionante, introspettivo, che entra con delicatezza nelle pieghe della psiche umana e dà vita a intensi diaologhi teologici. Al momento, non svelo niente di più…
È sicuramente nata una nuova scrittrice – per questo bastava già La vita accanto -, ora possiamo forse dire che è nata una scrittrice cattolica, definizione da non assumere come etichetta limitante, bensì come indicazione di una letteratura che, senza rinunciare in nulla alla cura della scrittura e al fascino del racconto, sa affrontare le grandi questioni della vita. Fra le quali, quella di Dio, dimenticata da buon parte della letteratura odierna.
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