13 Nov 2012

C’è vergogna e vergogna…

Carey Mulligan in “Shame” di Steve McQueen.

Non è casuale che, negli ultimi anni, siano usciti diversi saggi sul tema della vergogna. L’attualità offre non pochi spunti per una riflessione sulla sua scomparsa. Marco Belpoliti, un paio di anni fa, titolava esplicitamente Senza vergogna la sua indagine (Guanda).

Stimolante e appassionante è il lavoro che la sociologa Gabriella Turnaturi ha condotto in Vergogna. Metamorfosi di un’emozione (Feltrinelli), mia attuale lettura. L’idea di fondo, ben argomentata e convinvente, è che la vergogna non è scomparsa, come farebbero presumere scandali, episodi di corruzione, impunità, esibizioni di arroganza e ostentazioni di narcisismo, di cui tutti possiamo trovare un’ampia fenomenologia nella nostra vita quotidiana. Essa si è trasformata, ha assunto forme nuove.

Se in passato era la reazione di un individuo alla violazione di un codice etico condiviso dalla comunità, oggi è legata al concetto di performance: poiché ciò che conta è l’affermazione di sé, in una società ridotta a palconscenico per il nostro spettacolo, ci si vergogna allorché non ci si sente all’altezza o si ritiene che la propria esibizione sia inadeguata. Resta, a ben vedere, il riferimento a un orizzonte di valori condiviso, solo che questo è profondamente mutato.

Un altro pregio del saggio è quello di argomentare il discorso con esempi tratti dal cinema e dalla letteratura. Il saggio della Turnaturi sarà oggetto della prossima puntata dell'”Alfabeto dell’etica”, la serie che sto sviluppando sul sito di Famiglia Cristiana.

8 Nov 2012

La (buona) solitudine di Paolo Giordano

Un particolare della copertina dell’ultimo romanzo di Giordano.

Ho letto Il corpo umano, il secondo e ultimo romanzo di Paolo Giordano, il giovane fisico che aveva vinto lo Strega con il romanzo rivelazione La solitudine dei numeri primi (entrambi Mondadori).

In attesa di condividere sul blog una recensione ragionata, qualche appunto.

Tanto si è parlato di come il titolo del romanzo d’esordio abbia contribuito in maniera decisiva al suo successo. A mio giudizio, questo secondo titolo, in apparenza piatto e meno evocativo, è molto bello. Da qualche parte ho letto che sarebbe stato l’autore a sceglierlo. Perché lo trovo tanto bello? Perché aderisce perfettamente al contenuto, all’idea di fondo del romanzo.

Giordano è stato molto bravo a gestire l’ansia da prestazione che coglie gli scrittori alla seconda prova. Lui stesso ha raccontato di come ne sia stato vittima. Chissà, il viaggio in Afghanistan, che molto ha ispirato Il corpo umano, forse gli è servito a creare quel distacco geografico e quindi piscologico che gli era necessario per ripartire.

Mi sembra chiaro che Giordano dia il meglio di sé quando indaga “situazioni estreme”, ovvero quelle esperienze in cui l’umanità dei suoi personaggi, messi alle strette, spogliati dalle maschere e dai ruoli sociali, si rivelano per quel che sono, mostrando tutti i loro limiti, le loro contraddizioni, i loro disagi…

Ecco la recensione pubblicata su Famigliacristiana.it:

www.famigliacristiana.it/costume-e-societa/cultura/letto/articolo/la-solitudine-fa-bene-a-paolo-giordano.aspx

6 Nov 2012

Maga Pia e Faccia da mostro: per grandi e…

La copertina della storia sulla maga Pia.

Cari genitori, due bei libri per incantare i vostri bambini. Il primo: Faccia da mostro di Loredana Frescura, illustrato da Sara Not (Piemme, Battello a vapore). Un dialogo misterioso e divertente fra due entità inizialmente non ben identificabili (i miei figli ci hanno impiegato un bel po’ a riconoscerle). I piccoli sono incuriositi  da un disegno allegro, surreale nella giusta misura, fantasioso. I grandi scoprono che non sono stati loro a scegliere i propri figli, bensì loro a scegliere noi…

L’altro è Pia la maga dai capelli rossi di Gianni Cordone, illustrato da Alessandra Cimatoribs (Interlinea, Le rane). Gianni Cordone è una figura interessante, di Vigevano, innovatore nella didattica, eccellente e ironico affabulatore. Come testimonia questo gustosa sua creatura, maga Pia, che riesce a impedire che un bambino faccia pipì a letto, a discapito del povero papà… Il tratto del disegno, sfumato e curvilineo, è fortemente evocativo e magico.

Due storie garantite. E la letteratura per l’infanzia non smette di sorprendermi: sono convinto che sia uno dei settori più vivaci e innovativi della letteatura.

3 Nov 2012

Amour fino alla fine

Ieri sera ho visto al cinema con mia moglie Amour di Michael Haneke, Palma d’oro a Cannes.  Stamattina ho letto qualche recensione. Mi ha colpito che tutte insistano sull’elemento della “denuncia”: della senilità, per quello che è, restituita da uno sguardo rigorosamente realistico; dell’umiliazione inflitta dalla malattia e dalla disabilità; dell’ipocrisia di una società che rimuove tutti quegli aspetti della vita che non corrispondono al modello imperante di efficienza, bellezza, salute, vitalità, edonismo; della solitudine a cui sono condannate le famiglie che hanno un malato o un anziano in casa, e altro ancora…

Non nego che tale elemento sia presente nel film: è semplicemente centrale. Ma, a mio avviso, non l’unico. Mi sembra che Haneke abbia voluto raccontare ANCHE l’amore di coppia nella sua fase estrema e terminale, la devozione commovente di un uomo alla sua donna quando si spoglia di ogni bellezza, fascino, autonomia, dignità. Mi ritrovo nelle parole del portiere del condominio dove abitano i protagonisti: io e mia moglie la ammiriamo molto per come sta affrontando la situazione, dice al marito che si sta prendendo cura della moglie…

Il film si intitola Amour: lo si può leggere come dichiarazione cinica o sarcastica, ma anche come testimonianza dell'”ultimo concerto” nella vita di una coppia.

In ogni caso, un grande film, che farebbe bene a molti vedere. Durante la proiezione mi sono sorpreso a pensare a tutte quelle persone che consacrano la loro vita alla ricerca del potere, causando stress e dispiaceri a chi gli sta intorno. Che ne sarà di loro un domani?

30 Ott 2012

Al contrario di Pinocchio…

Il Pinocchio di D’Alò-Mattotti.

Al contrario di Pinocchio, che nella sua parabola maturò e crebbe a tal punto da diventare bambino – metafora del percorso dal bambino all’adulto, ma, forse, anche, di ogni progresso umano – a volte vorrei tornare bambino. E mi capita quando vedo certe meravigliose illustrazioni destinate all’infanzia: ieri parlavo della Mostra di Sarmede, oggi del Pinocchio che Enzo D’Alò porterà al cinema a febbraio.

Per l’immagine il regista si è avvalso del genio grafico di Lorenzo Mattotti, un maestro mondiale dell’illustrazione. Il suo tocco è poesia pura. Mi verrebbe da dire che il suo sguardo è quello di un bambino: puro, colorato, poetico, allusivo, incantato.

Il connubio Mattotti-D’Alò promette insomma scintille e sogni a occhi aperti. Guardare l’immagine sopra per credere. Nell’attesa del film, da domani si potrà gustare la sceneggiatura, naturalmente illustrata da Mattotti (Rizzoli).

29 Ott 2012

Sarmede, la fantasia al potere

La visionarietà poetica di Clotilde Perrin.

Riuscirò, prima o poi, ad andare a Sarmede, il paese delle fiabe. Molti sapranno che in questo paese in provincia di Treviso si tiene, da 30 anni,  la Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia: è insomma la capitale dell’immaginazione, delle favole, dei bambini. Quest’anno nasce tra l’altro la Casa della fantasia, una sede permamente che ospiterà mostre, laboratori, incontri…

Ospiti d’onore di questa edizione: il grande Roberto Innocenti e la Russia.

Fino al 6 gennaio, dunque, se siete dalle parti di Sarmede, se avete bambini o se siete rimasti un po’ ragazzi nell’animo e avete voglia di volare sulle ali della fantasia, non predete l’occasione di fare una visita.

I bambini, lo sappiamo, vengono catturati e affascinati prima dall’elemento inconografico, poi da quello testuale. Ma anche gli adulti non possono resistere di fronte a illustrazioni che sprigionano una grazie poetica, una visionarietà, una capacità narrative davvero straordinarie. Trovo che l’immagine, sia essa fotografica o artistica, quando è ben fatta, sia in grado di “commuovere”, cioè di toccare le corde più segrete del nostro cuore.

27 Ott 2012

Il senso di Giuttari per la giustizia

L’ex investigatore e scrittore Michele Giuttari.

Giovedì sera ho avuto il piacere di presentare Michele Giuttari nell’ambito della bella rassegna letteraria di Vigevano. Mi ha colpito molto, questo investigatore, ora in pensione, che dal 1997 è anche un seguitissimo scrittore.

Intanto qualche curiosità. Giuttari ora vive in Germania, in una casa affacciata sulla foresta nera. Scrive in un terrazzo contornato dal verde, dagli alberi e, immagino, da una meravigliosa quiete. Vende tantissimo in generale – in ben 100 Paesi – e negli Stati di lingua inglese in particolare. In Inghilterra, per dire, solo Larsson e Jo Nesbo vendono di più.

Naturalmente non sono mancate “rivelazioni” sulle inchieste e i casi giudiziari che lo hanno visto protagonista. Ha eccezionalmente accettato di parlare del mostro di Firenze: non lo fa volentieri, e anche questa volta ho notato una certa sofferenza nel rievocare questa tragica e incredibile vicenda. La sua ricostruzione del caso è stata da manuale. I presenti hanno potuto finalmente capire che cosa è accaduto, che cosa sia il famoso primo livello – quello degli esecutori materiali, i compagni di merende – e il famigerato secondo livello – quello dei mandanti. Impressionante la serie di tentatativi di allontanare un investigatore di razza come lui da Firenze o, comunque, dalle indagini.

Ma ciò che più di ogni altra cosa mi ha colpito, in Giuttari, è il profondo senso di giustizia e dello Stato. Mi è parso chiaro che la motivazione che, per tanti anni lo ha spinto a cercare i colpevoli dei crimini, è il desiderio di verità e il bisogno di dare giustizia alla vittime. Rispondendo a una mia domanda sulla fiction televisiva sul mostro di Firenze, ha detto più volte che gli era piaciuta perché aveva assunto il punto di vista della vittima e dato voce al suo dolore e alla sua domanda di verità e giustizia.

Avercene di uomini (e scrittori) così…

25 Ott 2012

Così parlò Perazzolo (un’intervista a Libreriamo)

Una home page di Libreriamo.

 

Ho rilasciato un’intervista a Libreriamo (www.libreriamo.it). social book magazine per la promozione die libri e della lettura. Si parla di editoria, autori italiani, impegno civile e altro…

Ecco il link all’intervista:  www.libreriamo.it/a/2912/paolo-perazzolo-una-proposta-editoriale-di-qualita-esiste-ancora-bisogna-imparare-a-scovarla.aspx

post scriptum: per chi non l’avesse colto, c’è un po’ di autoironia nel titolo…

24 Ott 2012

L’alfabeto dell’etica: rispetto

 

Sul sito di Famiglia Cristiana sto curando la serie “L’alfabeto dell’etica”, interviste a filosofi e pensatori che riflettono sulle parole delle morale, come primo passo per un agire più consapevole e responsabile. Vorrei gradualmente portarle anche nel mio blog. Intanto, qui, creo il collegamento all’intervista a Roberto Mordacci sul tema del rispetto:  www.famigliacristiana.it/costume-e-societa/cultura/letto/articolo/rispetto.aspx.

Anche l’intervista a Edgar Morin sul concetto di sviluppo fa parte di questa serie: ne ho già parlato in questo blog.

23 Ott 2012

King Kong, la Bestia è sempre qui

Ho appena ricevuto King Kong nell’edizione illustrata di Anthony Browne (Donzelli), uno degli autori del genere più apprezzati e premiati al mondo. In una novantina di pagine, il romanzo di Devos W. Lovelace, da cui Edgar Wallace e Merian C. Cooper trassero la prima sceneggiatura, viene reinventato in una sintesi convincente e in un tratto che, mescolando toni espressionistici, cinematografici e naïf, appare efficace.

Celebre fu il film del 1933, a ridosso dell’uscita del testo. Dopo altre tre rivisitazioni, nel 2005 è uscita quella di Peter Jackson, con Naomi Watts nei panni della Bella (cui si riferisce il video sopra). Nell’interpretazione di Browne, la bella rivela una forte somiglianza con Marilyn Monroe

Impressiona, a rileggere oggi questa fiaba – per nulla adatta ai bambini, infatti non l’ho inserita nella sezione “C’era una volta” – le molteplici letture possibili. La rivisitazione della favola della Bella e la Bestia; il tema della crisi economica (siamo all’epoca della grande depressione); la smania di fama e successo; il mito dell’esotico e del selvaggio; lo scontro fra civiltà; l’amore che non consoce limiti di sorta; fino al terrorismo…

D’altra parte, sappiamo che è destino dei classici il saper dire cose nuove a ogni epoca.

Chi sono

Sono nato a Vicenza nel 1968. Mi sono laureato in Filosofia a Padova con una tesi su Martin Heidegger, poi ho frequentato il Biennio di giornalismo dell’Ifg di Milano. Sono caporedattore e responsabile del settore Cultura e spettacoli di Famiglia Cristiana. Mi sto occupando di Filosofia per bambini e per comunità (P4C). [leggi tutto…]

Preghiere selvatiche

There's a blaze of light In every word It doesn't matter which you heard The holy or the broken Hallelujah
Leonard Cohen